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martedì 8 maggio 2012

Rivoluzioni silenziose

Mentre in Italia continuano i suicidi di persone che hanno perso il lavoro o la loro piccola impresa (ma forse è il solito fenomeno periodico in cui i mass media puntano i riflettori sul caso del momento per amplificarne gli effetti), in Europa è già iniziata una vera e propria rivoluzione.

A parte la situazione francese di cui siamo decisamente informati (sarà anche solo per il fatto che l'ex First Lady è una persona a noi nota), poco si sa di quanto sta accadendo, per esempio, in Romania ed in Grecia.

Per ovvi motivi "personali", mi tengo abbastanza aggiornato su quanto sta accadendo in Romania. Una vera e propria rivoluzione ha cancellato in un attimo un Governo giudicato inadeguato. E la rivoluzione è partita, guarda un po', dai giovani. La Romania è un Paese che ha avuto grandi difficoltà nel dopo-regime. Le persone si sono trovate a dover vivere all'improvviso in un nuovo mondo. Anzi, hanno dovuto costruire un mondo partendo dal nulla. La mia generazione e quella precedente, in Romania, ha dovuto lavorare per costruire un presente. E la nuova generazione sente ora, sul proprio groppone, il peso della responsabiltà di costruire un futuro per il proprio Paese.

La storia si ripete: è più o meno ciò che è accaduto nella nostra amata Italia verso la fine degli anni '60, quando i giovani, "figli del dopoguerra", hanno avuto l'istinto di far sentire la propria voce. Nel bene o nel male.

Io ho una terribile sensazione, e spero che gli accadimenti futuri mi daranno torto. Io faccio parte di una generazione che, in linea generale, ha vissuto bene. I nostri genitori hanno vissuto in un finto benessere ed hanno potuto viziare i proprio figli e "proteggerli" garantendo loro anche il superfluo. Sicuramente il necessario.

I giovani d'oggi si trovano ad avere genitori che a stento riescono a sopravvivere, ma sono disposti a rinunicare all'indispensabile pur di far star bene i propri figli. L'effetto è lo stesso: l'attuale generazione dei giovani e la mia... difficilmente saranno in grado di cambiare questo Paese scendendo in piazza e facendo sentire la propria voce.

Una dimostrazione? L'unico "tentativo" (a quanto sembra) di voler cambiare le cose... arriva da Beppe Grillo. Uno che nel '68 aveva 20 anni. Il leader della fantomatica "nuova generazione" che dovrebbe dare una nuova identità a questo Paese... non è un giovane, ma un ex sessantottino. Il Movimente 5 Stelle e fondamentalmente composto da giovani: se Beppe Grillo decidesse ADESSO di mollare tutto... quanto durerebbe il Movimento 5 Stelle? Il mio è un dubbio, sia chiaro. Non è sfiducia rispetto a questo movimento che reputo molto interessante.

I giovani italiani non sono, ahimé, come i giovani rumeni o greci. Perché non sono guidati dallo stesso spirito... dalla stessa consapevolezza di essere l'elemento fondamentale per il futuro di questo Paese.

Spero vivamente che la mia sensazione non troverà alcun fondamento e poter dire fra qualche tempo: "Ho detto un sacco di cazzate.".

lunedì 30 aprile 2012

Rivoluzione o rassegnazione?

Ho trovato in giro per la rete una tabellina che mi ha sconvolto, ed è la seguente:



E' incredibile. Non sono certo un esperto di economia, ma in effetti mi ricordo quando mi bastavano 45€ per un pieno, mentre adesso ce ne vanno circa 75€. E stiamo parlando solo di 3 anni fa!!!
L'unica cosa davvero certa è che il mio stipendio non è variato da tre anni a questa parte. In realtà non è variato da 5 anni a questa parte (e 5 anni fa è il momento in cui ho cambiato azienda, altrimenti sarei andato ulteriormente a ritroso).

Io non saprei prevedere per quanto tempo reggerà questa situazione. Per pura curiosità ho provato ad effettuare la seguente ricerca su Facebook: "rivoluzione Italia". Beh... non sono riuscito a contare tutti i gruppi che incitano alla rivoluzione. Provate.

La gente è stanca. Non ce la fa più. E la gente, ormai, comunica. Non so se siamo davvero alla vigilia di una vera e propria "rivoluzione"... un nuovo '68... Ma una cosa è certa: gli strumenti per comunicare e per organizzarsi, oggi, non sono neanche lontanamente confrontabili con quelli presenti verso la fine degli anni '60. Forse gli italiani sono un po' più stanchi di allora. Forse mancano leader. Forse non si sa più con chi prendersela.

E la rassegnazione collettiva, a mio parere, fa molta più paura di una ipotetica rivoluzione...