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mercoledì 11 dicembre 2013

Forconi rivoluzionari

Più di un anno e mezzo fa, mi ritrovavo a scrivere questo post.

Da ormai tre giorni le nostre città sono completamente bloccate per la "protesta dei forconi", che tanto sta facendo imbestialire coloro che vivono il disagio di non riuscire a muoversi per recarsi al lavoro o a casa, e coloro che non possono neanche tenere aperto il proprio negozio per svolgere la regolare attività.

Sono confuso. Da una parte condanno chiunque arrivi a violare la libertà altrui, compresa la libertà del diritto allo sciopero, che non deve diventare dovere. Dall'altra mi rendo conto che quel senso di rassegnazione che ci ha portati così passivamente all'apatia sociale, in qualche modo abbia bisogno di uno "scossone".

Al di là delle azioni (assolutamente da condannare) svolte dai soliti gruppetti estremisti di destra o sinistra che siano, mi chiedo davvero come possa uscire da questo stallo un popolo come il nostro, stanco e rassegnato all'idea di sopravvivere piuttosto che vivere.

Un popolo che accetta di avere un non-Governo (ormai da un anno), che passa più tempo a verificare la fiducia in Parlamento piuttosto che a intervenire con i fatti per uscire da questa situazione disastrosa. Un non-Governo costituito da manichini senza carisma ed una opposizione composta da scimmie urlanti, ma che non propongono niente di concreto (se non di mandare a casa Napolitano, come se la causa di tutto fosse il Presidente della Repubblica).

Io sono davvero confuso. Perché non riesco più a distinguere le cause dagli effetti. Le aziende chiudono o mettono in cassa integrazione i dipendenti perché c'è crisi. Ma l'azienda che chiude genera crisi. E allora non capisco più se la crisi sia una causa o un effetto.

Siamo rimasti immobili, forse perché ci bastava quello che avevamo e non avevamo grandi ambizioni. Ora stiamo perdendo quel poco che ci serve per sopravvivere.

Io ho l'impressione che ciò che sta accadendo sia l'effetto di quella eccessiva rassegnazione che abbiamo vissuto negli ultimi anni... e che ora rischia di trasformarsi in rivoluzione. Si sta alimentando la tensione, la rabbia. E la rabbia ha la brutta caratteristica di diventare incontrollabile.

Temo che stiano per arrivare momenti duri per il nostro Paese.

Ma se si vuole costruire qualcosa di nuovo... prima bisogna demolire... e poi rimuovere le macerie.