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mercoledì 25 aprile 2012

Sociale o non sociale?


Vabbè... quello precedente non era il mio primo ed ultimo post.

Mi sono imbattuto nella lettura di un articolo, scritto da David Rowan.

Non sono originale, perché su altri blog potete trovare svariati commenti e discussioni riferiti a questo articolo, che potete trovare al seguente indirizzo: http://www.wired.com/epicenter/2010/09/six-reasons-why-wired-uks-editor-isnt-on-facebook/

(Tra l'altro... l'immagine che rappresenta questo post e che ho trovato in giro per la rete... la trovo FANTASTICA!)

Il titolo dice già tutto: "Six Reasons Why I’m Not On Facebook".
E' pieno di spunti interessanti e non si tratta dell'ennismo pseudo-intellettuale che cerca di opporsi a nuove mode. Forse un po' "superato", dato che è stato scritto nel Settembre 2010 quando le regole sulla privacy di Facebook erano un po' diverse da quelle presenti oggi.
Già... privacy. Tutto ruota intorno a questa parola. Sembra un paradosso: viene messo a disposizione della gente uno strumento per condividere pensieri ed eventi della propria vita. E la gente impazzisce ("People screw up, and give away more than they realise"). Finalmente può aprire una vetrina sul mondo e sente il fortissimo desiderio di condivisione.

Condivisione e Privacy. Due elementi contrapposti. E' stato difficile infatti da parte di legali e tecnici Facebook stabilizzare il processo di gestione della privacy. Molto difficile. E nei vari passaggi sono stati fatti anche disastri. Ricordo ancora quando metà degli utenti si sono ritrovati istantaneamente la bacheca con visibilità pubblica. Ah come lo ricordo bene. :)

Ma fa parte del gioco. Su un social non si dovrebbe neanche parlare di privacy. Per la natura del social.
Apprezzo persone come David Rowan che, piuttosto, rinunciano ad entrare a fare parte del mondo della "condivisione". Tutto legittimo. Ma è assurdo che una persona che decida in autonomia di mettere in rete le foto dei propri momenti di vita o di comunicare al mondo che sta andando in bagno... che si faccia tante seghe mentali sulla questione privacy. Questa è la mia modestissima opinione.

Sta di fatto che Mark Zuckerberg ha cambiato il mondo. Nel bene o nel male. Ma l'ha cambiato.
E riporto alcune sue parole durante un'intervista: "Bisogna capire che le cose sono molto cambiate negli ultimi sei anni. E che il concetto di privacy che ho io non è lo stesso che ha mio padre ed è diverso anche da quello di una ragazzo di quattordici anni. Sei anni fa nessuno voleva che le proprie informazioni personali fossero sul web, oggi il numero delle persone che rende disponibile il proprio cellulare su Facebook è impressionante. Per i miei genitori la privacy era un valore, per i miei coetanei condividere è un valore. Per noi i controlli sulla privacy sono sempre stati importanti, fin dall'inizio, se abbiamo commesso quale errore lo abbiamo immediatamente corretto. Il dialogo con i nostri utenti è fondamentale, quello che è accaduto è che la gente ha posto delle domande giuste e che noi abbiamo raccolto il loro feedback rendendo tutto più semplice e comprensibile".

E non ha inventato niente. Ha solo posto alle persone una domanda: "privacy o condivisione"? E la gente sembra aver scelto, con entusiasmo, la seconda opzione.